In un freddo e coperto sabato, mi appresto a salire fino al laghetto di Arcoglio, uno specchio d’acqua a 2230 metri di quota, appena sotto l’omonimo picco, nel comune di Torre di Santa Maria. L’idea originale era quella di raggiungere anche il Rifugio Bosio Galli, ma il brutto tempo mi ha fatto desistere e una volta raggiunto il laghetto ho preferito tornare indietro, convinto anche dalla neve che cominciava a cadere.
Dopo aver abbandonato la città di Sondrio prendendo la strada per la Valmalenco, in quindici minuti arrivo nel paese di Torre di Santa Maria. Subito dopo Tornadù, lascio la strada provinciale e seguo la strada fino alla curva verso destra, seguendo via Risorgimento fino all’altezza del campo di bocce e del bar Segafredo: qui prendo la strada a sinistra, risalendo via Soncelli raggiungendo l’incrocio con la bella piazzetta e la statua dei caduti. Seguo la strada verso Ovest, quindi al bivio subito dopo continuo dritto, seguendo i cartelli che riportano la dicitura “Rifugio”. La strada, stretta e spesso in decisa pendenza, in alcuni tratti sterrata, altri cementata, risale la montagna con una serie infinita di curve.
A quota 1706 metri, ad un incrocio appena dopo l’Alpe Braccia, vicino ad un allevamento bovino, lascio la macchina in uno spiazzo accanto alla strada. Dopo aver indossato lo zaino, prendo la strada a sinistra, con il cartello che indica il rifugio Cometti, che prima scende in un bosco di aghifogli, segue una curva, supera un parcheggio, un paio di torrenti, e giunge alla contrada di Piasci (1700 m.s.m.), da cui è possibile godere (nei giorni di bel tempo) della vista del complesso del Bernina.
Il Rifugio Cometti è la costruzione in cima alla salita con gli scuri delle finestre rossi. Il mio cammino, dopo aver scambiato qualche parola con l’anziana donna che gestisce il rifugio, prosegue dietro l’edificio, girando poi attorno alla splendida casa appena sopra, immettendomi nel bosco. Qui il sentiero è quasi sempre ben segnato, se non in un punto dove gli alberi si aprono in una piccola radura: un sentiero appare alla mia sinistra, ma il segnavia (rosso-bianco-rosso) compare su un sasso più in alto rispetto a me, dove ritrovo il mio percorso. In pochi minuti raggiungo una strada sterrata e cementata che conduce alle malghe a quote superiori. Decido di prendere una scorciatoia e su una traccia di sentiero attraverso il prato fino a giungere di nuovo alla strada, quindi di nuovo prendo la traccia di sentiero e taglio il tornante della strada.
Accompagnato da fischi delle marmotte, eccomi arrivare ad Arcoglio inferiore, una grossa contrada di alta quota (1940 m.s.m.) con decine di vecchie baite abbandonate e ristrutturate, dove m’intrattengo con un cordiale malgaro, il quale mi racconta che il giorno prima sulla cima del Sasso Bianco aveva nevicato e grandinato. La cosa non mi fa molto piacere, considerando quanto è nuvoloso e freddo.
All’incrocio prendo la strada a destra, direzione Ovest. Il pendio è molto ripido (diciamo pure un bel 30% di pendenza), ma in breve trovo un tratto pianeggiante, che però dura poco e di nuovo mi tocca risalire.
I cinquecento metri che mi mancano da percorrere per la successiva contrada mi richiede almeno quindici minuti, e con un grande sforzo raggiungo una chiesetta recentemente ristrutturata. Immagino che qui, in occasione di qualche festa o ricorrenza, si celebri qualche messa.
La contrada, Arcoglio superiore (2150 m.s.m.), è appena dietro, più piccola di quella inferiore, ma molto pittoresca. Non voglio immaginare la vita che si doveva condurre durante il periodo estivo, quando si portava il bestiame in alta quota. Però, voltando le spalle, appare davanti a me uno spettacolo di cime incredibile.
Non mi manca che raggiungere il laghetto. Mi avvicino alle due case solitarie, sul burrone, attraverso il ponticello, e seguo il sentiero che sale lungo il piccolo promontorio roccioso a Sud. Poco dopo supero un guado sul torrente (che richiede di saltare da un sasso all’altro) e, dopo qualche altro centinaio di metri, eccomi al laghetto (2230 m.s.m.), un piccolo specchio d’acqua coronato dalle cime dei monti Arcoglio e Canale.
Inizia ad arrivare neve trasportata dal vento e mi decido a tornare indietro. Ripercorro il sentiero fino ad Arcoglio superiore e qui decido di prendere il sentiero invece della strada: appena dopo il ponticello, parte una traccia che scende fino ad un cartello, presidiato da una marmotta. Attraverso i prati in fiore scendo il declivio superando un paio di vasconi dell’acqua, e ritorno alla strada appena sopra la contrada di Arcoglio inferiore.
Decido di seguire la strada, e dopo aver superato la contrada ed un paio di tornanti, non ritorno sul sentiero che scende a Piasci (comunque visibile più tardi dai varchi tra le piante. Ora entro nel bosco e, in meno di mezz’ora, sono di nuovo alla macchina. Per il Rifugio Bosio Galli ci penserò un’altra volta.
Lunghezza del percorso: | 8 chilometri |
Tempo di percorrenza: | 4 ore |
Comuni attraversati: | Torre di Santa Maria |
Località di partenza: | Alpe Braccia |
Quota di partenza: | 1700 metri sul livello del mare |
Località di arrivo: | Laghetto di Arcoglio |
Quota di arrivo: | 2230 metri sul livello del mare |
Dislivello: | 530 metri |
Difficoltà: | 3/5 |
Bellezza: | 5/5 |
Fotografie: | (link) |
Percorso: | (link) |
E pensare che in Val d’Arigna il meteo è stato bello anche sabato, a parte la mattina presto dove ha fatto qualche goccia!
Bel giro! 😉
Grazie, peccato non aver potuto fare tutta l’escursione che avevo intenzione di compiere. Ci tornerò un altro giorno.
Ps: adoro la val d’Arigna!
Allora devi venire a trovarmi! Se dovessi ripassare di li fai un fischio! 😉
Ok! 🙂