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Era da anni che mi promettevo che un giorno avrei percorso il Sentiero del pane e del vino ma, al pari di quello del Rat, un po’ per pigrizia, un po’ perché altre escursioni che apparivano più interessanti si proponevano una dopo l’altra, alla fine non l’ho mai fatto. Fino ad oggi.
In realtà era tutta la settimana che ci provavo, ma il continuo annuvolarsi del cielo mi ispirava poco, e temendo di trovarmi in qualche sentiero da capre nei pressi di Faedo quando fosse scoppiato un temporale mi sono limitato a qualche lunga camminata sul Sentiero Valtellina come allenamento. Oggi, finalmente soddisfatto di una giornata di bel tempo già dall’alba, mi sono deciso e l’ho fatto.

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Escursione sopra Caprinale

Accidentalmente, oggi mi è capitato di trovare sopra la contrada di Caprinale, nel comune di Teglio, una delle camminate più belle e piacevoli che abbia mai avuto la fortuna e il piacere di compiere.
Intenzionato già dalla settimana precedente a fare nella giornata odierna il Sentiero del Pane e del Vino nei pressi di Faedo Valtellino, la pioggia monsonica di ieri pomeriggio mi ha fatto desistere dal camminare lungo sentieri e prati che si sarebbero certamente presentati bagnati e scivolosi. Per non perdere la mezza giornata di sole, ho comunque deciso di lasciare la macchina sopra San Giacomo di Teglio e raggiungere il Ponte del Ganda, in Val Belviso, al confine con il comune di Aprica, un tragitto che ho fatto parecchie volte quest’estate per allenamento.
Quando però sono arrivato a Caprinale, appunto, mi sono ricordato del mio desiderio di compiere un’escursione in una zona della mappa che non avevo mai visitato ma che sembrava custodire delle località che da Teglio non si vedono. Già a giugno ci avevo provato ma, complice anche il tentativo fallito da Moia, non l’ho mai portato a termine. A questo punto, per non rifare l’ennesima volta la stessa camminata, ho raccolto il mio coraggio e ho tentato la salita dalla contradina appena sotto Bondone.

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Domenica scorsa, avendo solo un paio di ore per camminare, ho deciso di raggiungere la località Piani di Gembro, facendomi un giro per vedere com’è la zona: sì, abito ad un tiro di schioppo ma è la seconda volta che ci vengo. Prendo la strada che porta a Piscè, e da lì, incuriosito per il nome, fino al Monte Belvedere. Ammetto di rimanere estasiato dal percorso e, una volta tornato a casa, decido di prepararne uno per il sabato successivo, con il quale scendere fino in Aprica e poi tornare indietro lungo un altro sentiero, e questa mattina ho provato a farlo. Dopo questa volta, non mi avvicinerò mai più ad una discesa di downhill nemmeno se ne andasse della mia vita.

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Ammetto che era da qualche anno, da quando ne avevo letto su Facebook o su qualche pagina di escursionismo locale, che volevo percorrere il “Sentiero del rat”, un po’ per il nome curioso (che, a quanto pare, non ha nulla a che vedere tanto con i veri topi quanto con la topografia), un po’ per la brevità, ma, vuoi perché percorsi più lunghi e impegnativi mi ispiravano maggiormente, vuoi perché ho finito col dimenticarmene, alla fine l’ho provato solo oggi. E difatti, volevo tentare di raggiungere la cima del Pizzo Meriggio da Campelli, ma con il tempo che sembrava presagire poco di buono, e per non buttare via una possibile giornata di escursionismo, ho optato per il succitato sentiero. Suppongo che mi sarei stancato meno a raggiungere la cima del Pizzo Meriggio…
Il sentiero ha ricevuto un po’ di fama, appunto qualche anno fa, perché era stato risistemato dai bambini delle scuole elementari locali per qualche progetto didattico, come si può notare lungo il percorso, disseminato di piccoli cartelli che illustrano la flora e la fauna locale, oltre ad alcune installazioni nei boschi per un’esperienza sensoriale della natura.

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Effettivamente, Lughina non è esattamente famosa per il laghetto che, ad essere onesti, non è altro che una grossa pozza di acqua verde, quanto piuttosto per gli insediamenti militari posti a difesa della Valtellina e della Patria durante la Grande Guerra. Ma, nonostante questo, vedere quel rettangolino azzurro in cima (beh, quasi) ad una montagna mi ha ispirato a raggiungere la contradina. In più, sono curioso di raggiungere una contrada che è per metà in territorio italiano e per metà in quello elvetico.
Arrivarci, in effetti, è stato abbastanza lungo e, sebbene non sia particolarmente faticoso o pericoloso, ha comunque richiesto una certa forza d’animo ripagando con la soddisfazione di esserci riuscito, fantastici scorci sulle Orobie e la visita a contrade di alta montagna.

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Il bokeh

Un’interessante tecnica fotografica in grado di incrementare la piacevolezza delle fotografie è il cosiddetto bokeh, ovvero l’applicazione volontaria ad una parte dell’immagine di un effetto di fuori fuoco sfruttando quello che, in altre occasioni, potrebbe essere considerato un difetto dell’obiettivo della fotocamera. Questo permette, ad esempio, di far risaltare il soggetto della fotografia rispetto allo sfondo e a ciò che si trova davanti sfuocando il resto, o per distogliere l’attenzione da parti dell’immagine non troppo apprezzabili. Ovviamente, il bokeh non è uno sfuocato dovuto al movimento della fotocamera durante scatti con esposizioni medio-lunghe (che, se voluto e con il soggetto della foto che sembra fermo, prende il nome di panning) o semplicemente l’autofocus che fa cilecca, ma è il risultato di una ricercata forzatura dell’obiettivo il cui diaframma è stato portato alla massima apertura con scopi volutamente artistici.
A differenza di quanto si possa credere, al pari di molti altri effetti fotografici, la realizzazione non è difficile se si è a conoscenza di alcune peculiarità della fotocamera e dell’obiettivo che si usa e può dare grandi soddisfazioni.

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Sotto un cielo settembrino dal colore latteo uniforme, interrotto solo da un sole che appare più come una luna arancione, che ispira ben poco la voglia di andare in montagna, parcheggio l’auto nello spiazzo prima del ponte del Baghetto, arrivando dal sottopassaggio alla rotonda del Baffo. Non c’è in giro nessuno, se non qualche automobile che scende da Castello dell’Acqua.
L’aria è fredda ed un po’ umida, ma se il tempo terrà e non si metterà a piovere sono sicuro che l’itinerario che ho studiato un paio di giorni prima dovrebbe essere percorribile senza troppi problemi.
Camminando lungo il Sentiero Valtellina, sono sempre stato incuriosito da una strada che si stacca dallo stesso all’altezza della diga appena oltre il Baghetto e che si scompare alla vista perdendosi tra le piante del bosco che coprono le falde del monte. Un segnavia posto all’inizio della strada indica che percorrendola è possibile raggiungere Castello dell’acqua, oltre a Bruga. Continua a leggere »

Con un ritardo spaventoso, oggi riesco finalmente a tornare a Grosio da Tirano con il pullman della Perego (sempre 2.20 € per farsi scarrozzare comodamente all’ombra dei due castelli) con l’intenzione di completare la seconda ed ultima parte del Giro dei castelli che, dopo essere passato dalla parte retica, è la volta del tratto orobico.
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Un’escursione che mi incuriosiva da parecchi anni è quella che permette di raggiungere i più importanti edifici medioevali della zona della Valtellina compresa tra Tirano e Grosio, (fantasiosamente) chiamata “Giro dei castelli”. Avevo provato tempo fa a percorrerlo partendo dal Castellaccio (hanno un gran rispetto dei loro monumenti storici…) di Tirano, ma mi sono perso nei pressi di Mazzo in Valtellina, quindi in quella occasione la camminata è andata a monte, o più esattamente alla fermata dell’autolinea della Perego (quante volte mi ha tolto d’impaccio…).

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Sulla spinta dell’escursione dell’anno scorso a Livigno dalle dighe di Cancano, ho cercato qualche altra camminata nella valle dello Spöl, e ne ho trovata una breve ma interessante, che attraversa una piccola valle e che permette di scoprire una cascata, una delle mie passioni, insieme ai laghetti.
Provenendo dal Passo del Foscagno, scendo nel paese di Livigno e mi dirigo verso il Passo della Forcola; dopo la zona di Tresenda, una volta fuori dall’abitato, lascio la macchina nel parcheggio (1935 m.s.m.) appena prima del Rifugio Tridentina.

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