Prima di spiegare l’uso della bussola, è utile, sebbene non indispensabile, conoscere le leggi fisiche su cui si basa e la sua storia.
Origine della bussola
La scoperta del campo magnetico terrestre viene tradizionalmente attribuita alla cultura cinese che, sebbene non ne comprendesse la natura, veniva sfruttata per dei passatempi. Aghi di metallo venivano lanciati in aria e, nello stupore di chi guardava, questi si riallineavano sempre nella direzione nord – sud. Solo tempo più tardi, indicativamente nel 1100, il suo uso passò da semplice intrattenimento a strumento di rilevazione.
In Europa venne introdotta dagli arabi, che la usavano per poter conoscere con maggiore precisione la direzione della Mecca durante le giornaliere cerimonie religiose, ed attraverso gli amalfitani che la usavano durante gli spostamenti in mare.
Concetti di base
La Terra è circondata da un campo magnetico, la magnetosfera, che, oltre a permettere l’uso della bussola, impedisce alle particelle cariche elettrostaticamente prodotte ed emesse dal sole (chiamato vento solare) di colpire la Terra, convogliandole verso i poli e generando l’aurora polare.
Il motivo esatto per cui esista il campo magnetico terrestre non è ancora stato compreso (alcuni pianeti sembrano non possederlo, così come la Luna), ma è risaputo che la sua intensità e posizione dei poli magnetici varia nel tempo.
Il polo magnetico è il punto in cui, sulla superficie terrestre, le linee di forza del campo sono più dense e si dirigono verso il centro del pianeta, ma non è in realtà un punto preciso, ma un’area geografica, attualmente a settentrione delle coste del Canada, tra il Mare Glaciale Artico ed il Mare di Beaufort, a quasi mille chilometri di distanza dal Polo Nord geografico.
La differenza tra il Polo Nord magnetico e quello geografico è dovuta al fatto che, a differenza di quando solitamente si crede, non sono la medesima cosa: mentre il primo è il punto di raccolta delle linee di forza del campo magnetico terrestre e verso cui si orienta la bussola, il secondo è il “perno” attorno al quale ruota il pianeta (il 90° Nord, il punto più distante dall’equatore nell’emisfero settentrionale). Questa differenza tra i due poli prende il nome di declinazione magnetica e viene misurata in gradi.
Declinazione magnetica
La declinazione magnetica ha un valore che varia a seconda del luogo e del periodo in ci si trova: maggiore è la distanza dal Polo Nord, minore è il suo peso nell’uso della bussola (al punto tale che, paradossalmente, nell’Artico l’ago magnetico non punta affatto verso nord).
Durante il 2011, la declinazione magnetica a Roma era all’incirca di 2° 20’ Est. Per Sondrio (poichè le escursioni descritte nel mio sito avvengono principalmente nella zona della Valtellina) è di 2° 06’ Est, con uno spostamento verso di 12’ Est all’anno.
Conoscere la declinazione magnetica può essere importante in molti casi, ma non è indispensabile se ci si trova nelle montagne della Valtellina. Conoscerne l’esistenza è comunque un bene, saperlo applicare potrebbe essere necessario in alcuni casi (ma se non siete esploratori o siete dispersi in qualche taiga nei momenti appena precedenti ad una tempesta e state cercando un riparo fatico ad immaginarli) e di sicuro fa fare bella figura quando si parla con qualcuno (non è garantito, ovviamente).
Teoricamente è inutile conoscere a memoria la declinazione magnetica di un luogo (o calcolarla su Internet usando la calcolatrice della NGDC) in quanto dovrebbe essere indicata sulle cartine geografiche, sebbene poche lo riportino (per intenderci quelle militari, ma difficilmente lo troverete su quelle che vengono vendute in edicola, negli uffici delle Comunità Montane o delle Pro Loco), ma mandarlo a memoria non è comunque difficile. Le cartine geografiche vengono disegnate in funzione del Polo Nord geografico, ma le bussole funzionano usando il Polo Nord magnetico: affinchè le prime svolgano alla perfezione la loro funzione, le rilevazioni fatte con le seconde devono essere fatte considerando la declinazione magnetica.
Questo va applicato seguendo le due formule:
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dalla cartina geografica alla bussola: la declinazione magnetica va aggiunta;
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dalla bussola alla cartina geografica: la declinazione magnetica va sottratta.
Quindi se siete a Sondrio e la mappa vi indica che per raggiungere un punto dovete procedere verso 32°, per poterlo leggere correttamente sulla bussola dovete aggiungere i due gradi della declinazione magnetica, quindi seguirete la direzione 34°.
Al contrario, se siete intenzionati a scoprire il nome di una zona davanti a voi, e la bussola la indica a 213°, sulla cartina geografica si dovrà cercarla a 211° rispetto alla vostra posizione sulla mappa.
Ovviamente, come potete capire, se non dovete percorrere qualche centinaio di chilometri in linea retta, conoscere ed applicare la declinazione magnetica non ha molta importanza, soprattutto in una zona altamente antropizzata come il fondovalle valtellinese o mediamente come le sue montagne. Un errore di due gradi su un chilometro porta ad un errore di circa quaranta metri: se non dovete raggiungere un punto esatto mezzo ettometro di “fuori rotta” non ha molta importanza, quando, ad esempio, è sufficiente seguire la direzione di un campanile per raggiungere una contrada, o comunque percorrere una strada od un sentiero per giungere in una data zona.
Conoscere ed applicare la declinazione magnetica, però, torna comunque utile.
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